giovedì 7 luglio 2011

314. Bianco ginecologico.

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“La verità è nella tradizione”: un pubblicista di PontifexRoma, da una discussione tra estranei scaturita dal fumo e dal tasso alcolico al pranzo nuziale d’una sua amica, ha avuto l’ispirazione a riflettere su una questione per lui capitale e ne ha scritto un articolo che parte da un appello alla chiesa cattolica.
In pratica questo signore promuove il divieto da parte dell’autorità ecclesiastica alle spose non vergini di indossare l’abito bianco nella cerimonia religiosa, per evitare il vilipendio alla virtù della castità. E la “glassatura della torta” è il consiglio a pretendere un certificato di verginità a firma d’un ginecologo cattolico.
Sono rimasto senza parole, tante sono state le mie parolacce scagliate mentalmente contro chi equipara il simbolo del colore bianco a un giuramento pubblico, e vorrebbe curare l’omosessualità fin dall’infanzia e trova giusto escludere da tanti ambiti della vita civile chi non vive secondo la dottrina cattolica: questo accade in Italia, dove già c’è una Costituzione Repubblicana finora molto giusta e saggia, che per me concede fin troppo al Vaticano e alla sua ideologia.
Al di là di tutto, visto che il “bianco virginale” è appunto un simbolo, magari anche d’un sentimento, penso che l’abito dovrebbe essere marginalizzato, per mettere in primo piano il legame celebrato dalla cerimonia, a prescindere dalla verginità anatomica, che deve rimanere un fatto privato. Ma siccome oltretutto non sono nemmeno cristiano trovo offensivo, fuoriluogo, arrogante, sconcio e inutile che un'autorità religiosa possa pretendere che per sposarsi in bianco ci voglia un medico fedele di quella religione che cerchi un imene integro in una iolanda, e che lo ceritifichi per iscritto!!
spunto da www.pontifex.roma.it "blog cattolico non secolarizzato"

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